La popolazione
Uno sguardo generale
Come già osservato nel cap. 1.1 del Quadro Analitico Conoscitivo dedicato all'analisi dell'evoluzione demografica comparata a livello regionale e interregionale, il contesto novarese presenta caratteri di dinamismo per molti aspetti incoraggianti, a fronte di una situazione regionale segnata da accentuati processi di stagnazione e invecchiamento della popolazione.
Nel corso degli anni ’90, nei quali il declino demografico dell'intera regione piemontese ha subito un sostanziale rallentamento, la provincia di Novara si caratterizza per una performance migliore di quella di tutte le altre province, con l’esclusione di Torino, in ragione di un decremento naturale meno forte e di un saldo migratorio consistente .
Dal 1994, anno di nascita della provincia del VCO, la nuova provincia di Novara ha accresciuto la sua popolazione di quasi 3.000 unità (cfr. Tab. 1). Se si osservano i dati della popolazione residente per movimento anagrafico, si può osservare come il numero di nati vivi rimanga significativamente inferiore al numero di morti, dato più che compensato dal saldo migratorio, in gran parte costituito dagli iscritti dagli altri comuni italiani al netto dei cancellati. Questo andamento dei saldi naturale e migratorio conferma i dati del periodo 1991-1994, nei quali il riferimento è alla vecchia provincia.
Tabella 1 - Bilancio demografico della popolazione residente in provincia di Novara (1994-1997)
| Popolazione al 31.12 | Saldo naturale (nati-morti) |
Saldo migratorio (iscritti-cancellati) |
Famiglie | Variazione percentuale pop. tot. |
|
| 1994 | 338.766 | - | - | - | - |
| 1995 | 339.375 | -1.272 | 1.881 | 137.476 | 0,2 |
| 1996 | 340.544 | -1.151 | 2.320 | 138.476 | 0,3 |
| 1997 | 341.405 | -1.085 | 1.497 | 139.417 | 0,3 |
| Fonte: Istat, Movimenti anagrafici (1994-1997). | |||||
Il quadro per subaree
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la popolazione non è cresciuta in modo uniforme in tutte le subaree. Se si osservano gli andamenti della popolazione tra il 1981 e il 1996 (cfr. Tab. 2) si può complessivamente notare come la più intensa dinamicità della popolazione si concentri essenzialmente nelle zone dell’Ovest-Ticino (+3%), soprattutto in ragione di flussi migratori e di traboccamenti dalle vicine province lombarde e di processi di espansione residenziale che negli ultimi anni hanno investito soprattutto i comuni più vicini al capoluogo (soprattutto Trecate), ma che potranno in futuro coinvolgere anche altri comuni (Oleggio, Bellinzago, Varallo Pombia).
La crescita demografica ha poi interessato la zona a vocazione turistica del Lago Maggiore (+2,5%), anche per la presenza di fenomeni di trasformazione delle seconde case in prime abitazioni, che si connettono a un processo di invecchiamento relativo della popolazione più accentuato che in altre subaree. In questo contesto, dunque, le dinamiche demografiche pongono problemi di organizzazione di servizi adeguati sia per la popolazione stanziale, sia per la popolazione turistica..
Nell’area a spiccata vocazione industriale di Borgomanero e del Basso Cusio la crescita (+2%), è leggermente meno elevata, correlata ai processi di sviluppo delle morfologie di piccola e media impresa e dunque alla presenza consistente di habitat e morfologie sociali caratteristiche del modello di sviluppo distrettuale, centrato sulla presenza di un tessuto fitto di piccole imprese, spesso familiari, e di relazioni territoriali assai strette tra presenza di lavoro autonomo produttivo, di lavoro dipendente operaio e di frammistione tra luoghi della produzione e della residenza.
Nel corso degli anni ’90 il comune capoluogo ha visto crescere la popolazione, soprattutto per un saldo migratorio abbastanza consistente, accentuatosi ulteriormente negli ultimi anni. I processi di crescita demografica della città di Novara appaiono per molti aspetti straordinari, soprattutto se rapportati alla sostanziale stagnazione demografica delle altre città capoluogo piemontesi, e si connettono a una sostanziale ridefinizione della morfologia sociale prevalente e degli habitat urbani.
Dopo un forte declino verificatosi già nel corso degli anni ’80, la dinamica demografica della subarea della pianura si presenta sostanzialmente stabile e pare sottrarsi ad un destino "recessivo" che caratterizza tutte le aree a spiccata specializzazione agricola. L’unica subarea che perde abitanti, e nella quale più spiccati sono i segni di invecchiamento della popolazione è quella della Val Sesia (-0,6%), che risente della crisi del settore tessile.
Tabella 2 - Dinamiche della popolazione residente in provincia di Novara per subaree
(1981-1996)
| Pop. resid. 1981 |
Pop. resid. 1991 |
Pop. resid. 1996 |
Var. % 1981/91 |
Var. % 1991/96 |
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Subarea Novara
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102.086 | 101.112 | 102.408 | -0,9 | 1,3 |
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Subarea Pianura
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30.939 | 29.756 | 30.051 | -3,8 | 1 |
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Aubarea Arona Lago Maggiore
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40.700 | 40.665 | 41.668 | -0,1 | 2,5 |
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Subarea Val Sesia
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18.711 | 18.318 | 18.215 | -2,1 | -0,6 |
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Subarea Borgomanero
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67.274 | 66.994 | 68.306 | -0,4 | 2 |
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Subarea Ovest-Ticino
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77.561 | 77.769 | 79.896 | 0,9 | 2,7 |
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Totale
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337.271 | 334.614 | 340.544 | -0,8 | 1,8 |
| Fonte: Istat, Censimenti della popolazione e delle abitazioni (1981-1991) e Movimenti anagrafici (1996) | |||||
I centri principali
Se si esclude il comune capoluogo, la distribuzione territoriale della popolazione è strutturata sulla presenza di pochi comuni di media taglia e di una maggioranza di centri di piccole dimensioni. Oltre a Novara, soltanto cinque comuni superano i 10.000 abitanti (Arona con circa 15.000, Borgomanero con circa 20.000 e tre comuni dell’Ovest-Ticino: Galliate, Oleggio e Trecate, con una popolazione compresa tra 11.000 e 15.000 unità). Arona, Borgomanero e Oleggio rappresentano poli di servizio amministrativo-commerciale e centri di riferimento per le rispettive subaree, mentre Galliate e Trecate possono essere considerati parte dell’area di influenza della città di Novara, con la quale confinano collocandosi su importanti assi infrastrutturali di collegamento (rispettivamente SS 341 e SS 11) tra Novara e la Lombardia.
Altri centri importanti, con più di 8.000 abitanti, sono Bellinzago Novarese, sostanzialmente conurbato con Oleggio, Castelletto e Cameri, tutti localizzati sulla sponda occidentale del Ticino, nella quale si disegna un profilo, in corso di rapida ridefinizione, nel quale le dinamiche (e le potenziali spinte) demografiche e residenziali si intrecciano a processi esogeni di grande rilievo (la presenza di Malpensa 2000 a pochi chilometri di distanza), a forti attese (in parte già anticipate dalle decisioni urbanistiche di alcuni comuni) sia sotto il profilo residenziale, sia dal punto di vista degli insediamenti produttivi e alla presenza di peculiari risorse territoriali e ambientali (a partire, naturalmente dalla presenza delle aree pregiate dal punto di vista naturalistico collocate lungo il fiume Ticino).
La subarea che comprende i comuni a nord e nord-ovest della provincia, nella quale si è sviluppato il distretto industriale della rubinetteria, è caratterizzata da centri di piccola taglia (il principale è Gozzano), che fanno riferimento per quanto riguarda il sistema dei servizi a Borgomanero, che si profila come "capitale terziaria" del distretto.
La zona della pianura risicola è infine caratterizzata dalla presenza di centri di piccole dimensioni, che dipendono direttamente dal capoluogo, oltre che di Vercelli e di Vigevano, mentre il più importante centro dell’enclave novarese della Val Sesia è Romagnano, che peraltro, insieme a Grignasco e alla zona vinicola di crinale della sponda orientale del Sesia, appare più fortemente integrata alla Bassa Val Sesia vercellese.
Se si considerano infine i connotati del mutamento demografico per i principali comuni (cfr. Tab. 7 dell’Appendice Statistica), è interessante osservare come, all’interno delle diverse subaree, si siano verificati fenomeni di redistribuzione tra i diversi centri. Arona perde significativamente abitanti negli anni ’90 (-3%), mentre il comune più dinamico della subarea del Lago Maggiore è Castelletto Ticino (+9%), sul quale insiste una domanda residenziale proveniente dall’area milanese.
Nella zona dell’Ovest Ticino i processi di crescita, dovuti anche a significativi sviluppi residenziali, hanno riguardato soprattutto Trecate (+7% nel periodo 1991-96), Oleggio (+3%), Varallo Pombia (+4%) e Cameri (+2%), mentre è stabile Galliate (che ha perso comunque abitanti negli anni ’80) e in calo Cerano.
Nella zona industriale del distretto della rubinetteria, il piccolo comune di San Maurizio d’Opaglio ha significativamente aumentato gli abitanti (che comunque restano di poco superiori al numero totale degli addetti), così come Borgomanero che, dopo una leggera flessione nel corso degli anni ’80, hanno ripreso a crescere. Perde invece abitanti Gozzano, proseguendo un trend decennale di contrazione.
Altri indicatori significativi
Le caratteristiche complessive della popolazione della provincia di Novara possono essere descritte anche osservando come sia mutata la struttura delle famiglie. A fronte di una sostanziale stabilità, se nel corso degli anni ’80, seguendo un ciclo demografico caratterizzante tutto il Paese, il numero di abitanti per famiglia passa da 2,4 a 2,3 membri, negli anni ’90 tale valore riprende a salire, con effetti che potrebbero rivelarsi importanti nel medio periodo sulla domanda abitativa.
Se si considera poi la popolazione per classi d’età e per indici di dipendenza e vecchiaia, si può osservare come la provincia di Novara si caratterizzi per un indice di vecchiaia nettamente superiore all’unità (1,3 al censimento 1991) e per un indice di dipendenza piuttosto elevato (0,4). Questo dato è l’esito di situazioni diverse nelle subaree (cfr. Tab. 8 dell’Appendice Statistica): tra queste, sono la Pianura e la Val Sesia a presentare indici di vecchiaia più elevati, mentre vicino all’unità è l’indice per la subarea dell’Ovest-Ticino, in ragione di processi di carattere migratorio che hanno interessato nuclei familiari giovani.
Gli scenari demografici
Una valutazione complessiva delle dinamiche demografiche e degli scenari che si aprono per la provincia di Novara non è facile, anche a causa della difficoltà di valutare l’impatto di alcuni eventi esogeni, a partire dalla piena attivazione di Malpensa 2000 e dalle dinamiche dell’immigrazione extra-comunitaria. Finora questi due processi non sembrano aver provocato forti pressioni demografiche, anche se è ragionevolmente prevedibile una crescita del peso (finora abbastanza ridotto) dei processi migratori sia dalla vicina Lombardia (per esempio a seguito di una rilocalizzazione di famiglie che dipendevano dalle attività e dall’indotto di Milano Linate), sia dall’estero, come effetto della crescente redistribuzione territoriale dei fenomeni di immigrazione extracomunitaria (anche clandestina), già oggi non più solo concentrata nelle aree metropolitane (Torino e Milano).
Un elemento da tenere in considerazione nella stima delle dinamiche demografiche e insediative future è rappresentato dalla domanda abitativa (anche primaria) e di servizi per il loisir di prestigio o comunque di elevati livelli qualitativi, che privilegia ambienti dotati di buone infrastrutture e condizioni ambientali, quali quelli presenti soprattutto nelle subaree nord ed est del territorio novarese. Le iniziative di salvaguardia e valorizzazione del Ticino e dell'area dei due laghi e il contemporaneo indebolirsi del presidio della redditività agricola dei suoli, interagiscono con questa evoluzione del mercato immobiliare in modo non univoco, talvolta favorendola, talvolta frenandola.
Gli scenari demografici messi a punto dall’IRES Piemonte , formulate nel 1995 sotto una ipotesi di lieve crescita del tasso di fecondità, di una relativa stazionarietà della mortalità e di flussi positivi ma modesti di immigrazione, si traducono al 2003 in uno scenario a scala regionale che prevede una leggera contrazione della popolazione più giovane, una crescita di quella anziana e una ulteriore diminuzione della fascia di età in procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro. In questo scenario, le specificità della provincia di Novara attengono sia a un ritmo più lento del processo di invecchiamento, sia alla presenza di un indice più elevato di quello medio regionale per quanto attiene al carico relativo ai giovani. Queste proiezioni provinciali al 2003 evidenziano inoltre una certa capacità di attrazione, anche se il saldo migratorio relativo non compensa gli andamenti del saldo naturale.
Uno scenario formulato su elementi di conoscenza più aggiornati, invece, porta ad attribuire maggior peso ai fattori di crescita, pur sempre piuttosto contenuti, con effetti sia sulla popolazione attiva sia sulle classi più giovani della popolazione non attiva.