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I principali problemi dello sviluppo insediativo

La dimensione del fenomeno della dislocazione degli insediamenti, in continuità lungo alcune delle strade principali, ha determinato una condizione di difficoltà, rallentamento e insicurezza per il traffico, unitamente ad un impatto negativo sul paesaggio con l’occlusione della visuale provocata dalla sequenza di edifici e manufatti.
A ciò si deve aggiungere il risultato negativo in termini di tempi e costi di spostamento sia di persone che di merci, considerato che, nei casi principali, lo sviluppo lineare si estende per decine di chilometri (S.S. 32, S.S. 229, S.S. 299).
Lo sviluppo insediativo è oggi un dato di fatto; occorre verificare come sia possibile indirizzare le future fasi di trasformazione del territorio in direzione del miglioramento delle attuali condizioni funzionali (anche attraverso significativi interventi di adeguamento delle infrastrutture) e come debbano essere indirizzati i futuri interventi per attenuare gli effetti impattanti sul territorio.
La mancanza di un disegno razionale e compatto nella distribuzione della crescita insediativa all’esterno dei centri abitati, insieme all’assenza ricorrente di qualità morfologica e di considerazione dell’inserimento ambientale, non fa che aggravare effetti e risultati della espansione lineare degli insediamenti.

Si evidenzia in questo senso il problema della qualità degli insediamenti che, in molti casi, ha dimostrato di concorrere anche a politiche di valorizzazione del territorio nell’ambito di azioni di "marketing territoriale".
In prossimità e all’interno dei principali centri urbani si è verificata la realizzazione di nuovi insediamenti, sia di carattere residenziale che produttivo e terziario, in presenza di abbandono di aree, contenitori e spazi precedentemente utilizzati e spesso in assenza di un disegno ordinato e soddisfacente di organizzazione dei nuovi spazi urbani.

Nel periodo più recente si manifesta una nuova tendenza al recupero e alla riqualificazione degli spazi urbani, determinata da una nuova consapevolezza del valore della qualità urbana e ambientale, dalla difficoltà a disporre di aree di espansione insediativa, dalla difficoltà di gestione degli aspetti funzionali e di relazione al di sopra di determinate soglie di distanza o di concentrazione.
Fanno eccezione alla carenza di qualità degli spazi urbani alcuni limitati casi di quartieri residenziali, preordinati da piani di zona o di insediamento e di aree industriali attrezzate che, comunque, presentano una visione rivolta all’interno dell’insediamento e non alle connessioni con il tessuto urbano preesistente o con il territorio circostante.

Ugualmente generalmente assenti sono le valutazioni e le considerazioni dei caratteri ambientali nell’accezione generale del termine nel preordinare le scelte insediative.
Il risultato complessivo è un paesaggio in cui insediamenti disorganici si alternano e intersecano con sopravvivenze del paesaggio agrario e spesso si confrontano, circondandoli disordinatamente, con i tessuti edilizi storici consolidati, il cui disegno e i cui tracciati hanno perso caratteri di continuità.

Lo sviluppo insediativo recente si contrappone con evidenza alla situazione di abbandono degli insediamenti di origine rurale, sia concentrati che diffusi nella campagna, in alcuni casi di notevole valore architettonico e documentario, ma privi di relazione con i nuovi modelli funzionali ed insediativi.

Sul sistema insediativo sopra descritto si manifestano oggi, oltre alle carenza funzionali e qualitative, tendenze all’attenuazione, se non all’esaurimento, della spinta ad una crescita quantitativa continua.
Alcune analisi generali, che possono trovare corrispondenza nella lettura dei fenomeni locali, indicano connotati di tipo strutturale e non congiunturale nel modificarsi del modello di sviluppo insediativo connesso essenzialmente alla quantità del "prodotto" edilizio e alle connesse condizioni di vita e di lavoro.

In questo scenario occorre tuttavia sottolineare che alcune dinamiche espansive sono ancora presenti.

Si può considerare in questa luce la domanda di seconda casa, soprattutto nelle aree di maggior qualità ambientale, la ciclica alternanza di fasi di sviluppo e di rallentamento di domanda di aree per gli insediamenti industriali (legata alla congiuntura dei settori produttivi), la costante pressione insediativa di attività terziarie rivolte soprattutto ai sistemi radiali delle strade principali.

Su tutto ciò si sovrappone oggi la domanda insediativa che sull’area novarese potrà generare l’entrata in funzione di Malpensa 2000.

Se i problemi generati dall’aeroporto per la qualità ambientale potranno indurre fenomeni di allontanamento di residenze, almeno dall’area più direttamente coinvolta dai sorvoli, resta da valutare compiutamente (al di là delle analisi fin qui prodotte) quanta attrattività potrà comunque esercitare lo scalo nei confronti di attività produttive e terziarie e in che misura potrà eventualmente ridistribuirsi la residenza sulle aree circostanti.

Nel futuro prossimo si renderà indispensabile la comprensione dei fenomeni indotti da Malpensa 2000 e la conseguente individuazione di misure e azioni utili per coniugare opportunità di sviluppo con positivi risultati ambientali.


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