La struttura e le dinamiche produttive
La pluralità dei sentieri locali di sviluppo locale
Nell’analisi del contesto regionale e interregionale si osservava come l’evoluzione storica dell’assetto produttivo della provincia di Novara presenti, in forma spiccata e in qualche misura esemplare anche per il contesto italiano, una compresenza di una pluralità di modelli di sviluppo locale, oggi in via di ridefinizione. Anche a causa della sua collocazione geografica e morfologica, la provincia di Novara ha sperimentato almeno quattro sentieri di sviluppo, tra loro complementari e intimamente legati all’organizzazione del territorio, organizzati in peculiari "ecologie", nelle quali i caratteri fisici si relazionano a un insieme di pratiche, risorse e problemi che riguardano l’abitare, il produrre, il muoversi e lo svago. Essi possono così essere individuati:
il sentiero percorso dalla città capoluogo, tra localizzazione della grande impresa manifatturiera pubblica (polo chimico) e privata (De Agostini, Pavesi) e sviluppo di servizi di rango elevato (commercio, ricerca e formazione, sanità e servizi alla persona);
il sentiero centrato sul settore agroindustriale dei cereali e in particolare del riso e sull’uso intensivo del suolo nella bassa novarese;
il sentiero caratterizzato dalla presenza di distretti industriali e di aree di specializzazione produttiva basate sulle piccole e medie imprese nell’area che va da Borgomanero al Basso Cusio e in parte dell’Ovest-Ticino;
il sentiero legato alle risorse turistiche e ambientali dell’ecologia lacuale nella parte meridionale della sponda ovest del Lago Maggiore e nell’Alto Vergante tra i laghi Maggiore e d’Orta.
Ciascuno di questi sentieri di sviluppo si trova oggi di fronte a un bivio decisivo, tra opportunità di ridefinizione delle "missioni" e delle strategie locali e possibilità di declino. Anche a fronte di alcuni dati strutturali ed esogeni di grande rilievo (il sostanziale abbandono da parte della grande impresa della postazione novarese, anche in ragione dei processi di ristrutturazione e privatizzazione dell’impresa pubblica; l’ulteriore crescita della concorrenza internazionale nei confronti dei sistemi distrettuali della fascia pedemontana; la ridefinizione delle regole del gioco competitivo nel settore della produzione del riso; la crescente concorrenza della regione urbana milanese come localizzazione per servizi ad alto valore aggiunto), non vi sono garanzie o certezze che le buone performance dell’economia novarese possano ripetersi anche nel prossimo futuro.
Non è facile definire con precisione i caratteri dei recenti processi di mutamento strutturale in corso nell’economia novarese. Il primo problema attiene alle fonti: i dati censuari del 1991 sono per molti aspetti superati e tuttavia sono gli unici a fornire un quadro accurato e disaggregato a scala comunale della struttura produttiva. Altre fonti, a partire da quelle camerali, forniscono dati meno certi, anche se molto interessanti, e un grado molto inferiore di disaggregazione. Infine, in questo tentativo di "descrizione interpretativa" sono state utilizzate le preziose informazioni qualitative che gli stessi attori locali hanno fornito (cfr. le schede delle interviste ai testimoni privilegiati riportate in Appendice).
Nelle pagine che seguono abbiamo scelto in primo luogo di fornire una immagine in profondità dei mutamenti strutturali intervenuti nell’economia novarese tra il censimento del 1981 e quello del 1991, con particolare attenzione all’articolazione territoriale dei processi. Di seguito, abbiamo provato ad indicare alcuni elementi per una lettura dei processi in corso negli anni ’90, guardando alle dinamiche congiunturali in atto e alle prospettive di breve e medio periodo.
Le dinamiche strutturali e ....
Un’analisi dell’assetto strutturale dell’economia novarese attestata sui dati censuari (e in particolare indirizzata a una lettura delle dinamiche della fase compresa tra il 1981 e il 1991) non può che muovere dal riconoscimento della forte articolazione, tanto settoriale e dimensionale, quanto territoriale, del sistema produttivo.
Come richiamato nel cap. 1.1 del Quadro analitico-conoscitivo, questa articolazione rappresenta un punto di forza importante per l’economia novarese e per il suo territorio. Al contempo, essa pone problemi di accompagnamento dello sviluppo e di pianificazione territoriale che devono tenere in adeguata considerazione l’articolazione spaziale del tessuto produttivo e i diversi problemi infrastrutturali, di servizi e di offerta insediativa che tale articolazione pone.
Nel corso degli anni ’80 il numero totale degli addetti è stato relativamente stabile (passando da 124.466 a 124.867 unità, con un aumento dello 0,3%) a seguito della composizione di processi di deindustrializzazione, che hanno investito soprattutto il comune capoluogo, ma che hanno complessivamente segnato l’intera economia provinciale, e di forme di terziarizzazione che hanno riguardato il settore del commercio, ma soprattutto i servizi alberghieri e turistici, i servizi alle imprese e le attività professionali e i servizi alle persone (cfr. Tab. 7-12 nell’Appendice Statistica).
Questi processi di terziarizzazione, pur molto accentuati, non hanno tuttavia rovesciato l’immagine di Novara come provincia dal forte profilo manifatturiero. Alle soglie degli anni ’90 il novarese rimane un’area che presenta una notevole concentrazione di attività di produzione e trasformazione di beni. L’industria in senso stretto nel 1991 rappresentava ancora oltre il 42% del totale degli addetti, con una forte presenza delle industrie tessili e metalmeccaniche, dove nel complesso erano occupati quasi un quarto degli addetti totali (cfr. Tab. 13 nell’Appendice Statistica).
Nonostante questa caratterizzazione ancora industriale, nel corso degli anni ‘80 il processo di terziarizzazione è stato consistente, anche se non uniformemente distribuito a scala territoriale. Le Tav. 2-3 dell’Appendice Statistica, che rappresentano i quozienti di localizzazione per i singoli comuni relativamente alle attività commerciali e alle attività di servizio alla produzione, e pur dovendole interpretare con cautela, permettono di riconoscere già all’inizio degli anni ’90 una forte specializzazione nelle attività di intermediazione commerciale in alcuni comuni dell’Ovest-Ticino (Galliate e Bellinzago), nella zona di Arona e nel basso Borgomanerese (cfr. Tav. 2), mentre Novara, Arona e Borgomanero spiccano come poli del terziario al servizio delle attività produttive (cfr. Tav. 3).
Questa concentrazione di offerta terziaria in alcuni poli si accompagna tuttavia a una debolezza diffusa dell’offerta locale di servizi alla produzione, soprattutto nel distretto di San Maurizio d’Opaglio che può rivelarsi nel medio periodo un vincolo stringente all’adeguamento competitivo dei distretti industriali e delle aree di specializzazione produttiva, sia nel Basso Cusio, sia nell’Ovest Ticino.
... i caratteri della specializzazione territoriale
Se si osservano le dinamiche dei macrosettori per subaree (cfr. Tab. 4), appare evidente come il processo di deidustrializzazione abbia investito nel periodo 1981-91 innanzitutto la città di Novara, la subarea di Arona e, in minor misura, l’Ovest-Ticino. Regge invece meglio il ricco tessuto industriale di piccole e medie imprese dell’area di Borgomanero, che peraltro è anche quella in cui più elevata è la crescita degli addetti nel terziario, a conferma di una forte dinamicità complessiva del modello locale di sviluppo.
Tabella 4 - Variazioni % degli addetti alle u.l. per macrosettori e per subaree in provincia di Novara (1981-1991)
| Industria | Costruzioni | Servizi | Altro | Totale | |
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Subarea Novara
|
-26,5 | -5,7 | 8,8 | -22,1 | -3,7 |
|
Subarea Pianura
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-9,5 | 22,6 | 14,5 | 132,0 | 1,4 |
|
Aubarea Arona Lago Maggiore
|
-18,9 | 1,9 | 23,1 | 900,0 | 3,4 |
|
Subarea Val Sesia
|
-4,5 | 10,1 | 1,3 | 516,7 | -1,0 |
|
Subarea Borgomanero
|
-9,0 | 4,6 | 25,7 | 73,3 | 3,1 |
|
Subarea Ovest-Ticino
|
-12,5 | 38,6 | 26,2 | 32,9 | 2,6 |
|
Totale
|
-14,7 | 10,3 | 15,6 | 67,6 | 0,3 |
| Fonte: Istat, Censimenti dell'industria e dei servizi (1981-1991 | |||||
Il quadro che emerge da un'analisi sintetica dei coefficienti di localizzazione per le diverse subaree (cfr. Tab. 5) evidenzia la forte specializzazione territoriale del tessuto manifatturiero della provincia di Novara.
Tabella 5 - Coefficienti di localizzazione per settori industriali e per subaree in provincia di Novara (1991)
| Energia | Estratt. | Chimica | Gomma | Alim. | Tessile /abb. |
Legno | Carta /edit. |
Metalli | Meccanica | |
|
Novara
|
2,1 | 0,2 | 1,1 | 0,2 | 2,4 | 0,7 | 0,4 | 2,7 | 0,4 | 1,0 |
|
Pianura
|
0,2 | 1,1 | 1,1 | 3,3 | 1,4 | 0,7 | 2,4 | 1,3 | 1,0 | 0,7 |
|
Arona
|
0,5 | 0,7 | 0,3 | 1,9 | 0,4 | 1,4 | 1,5 | 0,8 | 1,2 | 0,7 |
|
Val Sesia
|
0,2 | 1,4 | 0,5 | 0,2 | 1,1 | 1,6 | 1,9 | 2,4 | 0,7 | 0,6 |
|
Borgomanero
|
0,5 | 0,8 | 1,4 | 0,8 | 0,3 | 0,6 | 1,0 | 0,3 | 1,6 | 1,5 |
|
Ovest-Ticino
|
1,3 | 1,8 | 0,9 | 0,9 | 0,7 | 1,5 | 0,7 | 0,1 | 0,8 | 0,8 |
| Fonte: Istat, Censimento dell'industria e dei servizi (1991) | ||||||||||
La tabella conferma la natura da una parte tipicamente "distrettuale" dell’area del Borgomanerese, specializzata nella meccanica e nella produzione e lavorazione di prodotti in metallo, e dall'altra dominata dalla grande industria chimica delle fibre sintetiche. L’Ovest Ticino presenta un elevato indice di specializzazione tanto nelle attività legate al ciclo dell’energia e alle attività estrattive (in ragione della presenza dei pozzi petrolifieri), quanto nel tessile-abbigliamento. La Val Sesia, poco industrializzata, presenta comunque specializzazioni nei settori alimentare, tessile, della produzione e lavorazione del legno e della carta. L’area del Lago Maggiore appare specializzata nella carta-stampa-editoria, nel tessile, nella gomma, nella lavorazione dei metalli e nel tessile-abbigliamento. Non stupisce la specializzazione della subarea della Pianura nel settore alimentare. Infine, la città di Novara si segnala per coefficienti di localizzazione maggiori all’unità nell’energia, nella chimica, nell’alimentare, nell’editoria.
Questi dati, risalenti al 1991, devono essere interpretati oggi con cautela. Essi evidenziano tuttavia una buona capacità dei sistemi produttivi manifatturieri locali (peraltro solo in parte coincidenti con le subaree) di specializzazione e di posizionamento in alcuni segmenti di mercato, dato questo che costituisce certamente un punto di forza della struttura produttiva del novarese.
L’immagine della struttura produttiva delle diverse subaree che emerge all’inizio degli anni ’90 è dunque la seguente.
Subarea Novara
Il comune di Novara ha evidenziato la performance peggiore dal punto di vista degli addetti nel corso degli anni ’80 (-4%), soprattutto in ragione di un drastico calo di occupati nel settore manifatturiero e della diminuzione del peso dell’industria delle costruzioni, non sufficientemente compensato dalla crescita dei servizi. Anche in termini di unità locali, Novara presenta un livello di crescita inferiore a quello di ogni altra subarea.
Questi risultati sono l’esito di processi di ristrutturazione industriale che hanno riguardato i settori di forte specializzazione del capoluogo (-30% di addetti nella chimica, in ragione della crisi strutturale del polo chimico pubblico; -26% nell’alimentare, anche in relazione ai processi di ristrutturazione della Pavesi; -22% nel tessile-abbigliamento; -26% nella meccanica), a fronte di una sostanziale tenuta della carta, stampa, editoria (soprattutto per merito della tenuta della De Agostini).
Anche la terziarizzazione non è stata uniforme. Gli addetti al settore commerciale sono addirittura calati, in ragione della drastica riduzione del peso del commercio al dettaglio, più spiccatamente labour intensive rispetto alla grande distribuzione, così come si sono ridotti gli occupati nei servizi di trasporto. Una crescita consistente hanno invece evidenziato i servizi alle imprese e le attività professionali, ma anche il settore creditizio, assicurativo e finanziario (+14%), anche in ragione del rafforzamento della presenza degli headquarters della Banca Popolare di Novara.
La città di Novara presentava già nel 1991 spiccati caratteri di polo di servizi pubblici (il 27% del totale degli addetti era occupato nei servizi pubblici e alle persone, contro un 8% nei servizi alle imprese e nelle attività professionali), anche a fronte di una discreta tenuta del settore manifatturiero allargato (industria più costruzioni), che pesava tuttavia per il 31% sul totale degli addetti.
Subarea Pianura
Una valutazione delle caratteristiche del tessuto produttivo della bassa novarese sconta il fatto che i dati del Censimento delle imprese non contabilizzano gli addetti del settore primario. Avendo sempre presente questo elemento (alcune considerazioni sulle dimensioni del settore primario saranno proposte nel capitolo specifico), si può osservare intanto come il numero complessivo di addetti al 1991 sia molto ridotto (8.582 in tutto, contro i più di 43.000 del solo comune di Novara), con un rapporto tra addetti e popolazione del 28% contro un 42% per il comune capoluogo.
In questo quadro di limitata presenza di attività produttive manifatturiere e di servizio, emerge tra il 1981 e il 1991 un significativo calo dell’occupazione industriale (-9%), più che compensato dalla crescita dei servizi. Tuttavia, l’impressione complessiva è quella di un’area di relativa stabilità per quanto riguarda i comparti secondario e terziario, priva di elementi di forte criticità ma anche poco dinamica.
Pochissimi sono i comuni che nel periodo 1981-91 hanno evidenziato una crescita di addetti. Tra questi spiccano i casi di Calignana, Nibbiola, Sillavengo, San Pietro Mosezzo, mentre i comuni di dimensioni più consistenti (tra i quali Borgolavezzaro e Casalvolone) perdono circa il 10% degli addetti (cfr. Tab. 15 nell’Appendice Statistica).
Subarea Arona – Lago Maggiore
La subarea di Arona e del lago Maggiore presenta una buona dinamicità (+ 3% degli addetti, dato più elevato tra quello di tutte le subaree), in ragione di una crescita significativa dei settori terziari (in particolare il settore dei servizi alberghieri, legato anche allo sviluppo di attività turistiche: +32% e il settore dei servizi alle imprese e delle attività professionali: +116%, con un aumento di quasi 1.000 addetti). Il processo di terziarizzazione ha ulteriormente accentuato il profilo della subarea come specializzato nell’erogazione di servizi legati al turismo (6% del totale degli addetti) e al commercio (21% del totale degli addetti).
Dal punto di vista della presenza industriale, la subarea si è caratterizzata per performance molto negative nei settori chimico, alimentare e meccanico. Complessivamente, gli addetti all’industria sono calati del 19%, performance peggiore tra quelle di tutte le subaree con l’eccezione di Novara città.
A livello comunale le situazioni più dinamiche si registrano a Castelletto Sopra Ticino, dove l’aumento di addetti riguarda soprattutto i settori delle attività professionali, dei servizi alle imprese, del commercio e del turismo e a Oleggio Castello (+86%). Perde invece addetti Arona (-5%), sia nel comparto manifatturiero, sia nel settore dei servizi di trasporto (cfr. Tab. 15 nell’Appendice Statistica).
Subarea Val Sesia
La subarea della Val Sesia è, con Novara città, l’unica a perdere addetti tra il 1981 e il 1991. Questa riduzione è il risultato di una notevole crisi strutturale (concentrazione e innovazione tecnologica) che ha investito il tessuto imprenditoriale di antica industrializzazione tessile, principale settore di specializzazione manifatturiera dell’area, che ha perso circa 500 addetti (-36%), e il settore alimentare. La difficoltà che ha investito i settori tradizionali in tutto il novarese ha dunque colpito in modo particolare un’area nella quale molto limitata è la presenza di imprese innovative posizionate in settori tecnologicamente avanzati.
A fronte di questa crisi dell’industria tradizionale, i processi di terziarizzazione sono stati contenuti (+1%), evidenziando una sostanziale stagnazione del tessuto economico-produttivo locale e una forte carenza di servizi al sistema produttivo.
I processi di stagnazione caratterizzanti gli anni ’80 hanno riguardato in maniera relativamente uniforme tutti i comuni dell’area con più accentuati processi di deindustrializzazione nei comuni di Prato Sesia e Romagnano Sesia.
Subarea Borgomanero
I caratteri di forte presenza industriale propri di questa subarea sono usciti sostanzialmente confermati dai processi di ristrutturazione degli anni ’80. Gli addetti all’industria sono calati meno della media provinciale (-9% contro –15%), mentre è cresciuto il numero complessivo delle unità locali, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Le performance più positive hanno riguardato i settori del tessile-abbigliamento (+30%), della produzione e lavorazione dei metalli (+17%) e anche il settore di più spiccata specializzazione dell’area (la meccanica, e in particolare il valvolame e la produzione di rubinetti), che è cresciuto dell'8%.
Alcuni comuni dell’area (in particolare Gozzano, Pogno e San Maurizio d’Opaglio) costituiscono alla soglia degli anni ’90 un distretto industriale "classico", caratterizzato dalla presenza di imprese specializzate, che impiegano tecnologie relativamente omogenee, fortemente orientate all’esportazione, e dall’articolazione della produzione lungo più segmenti della filiera produttiva della rubinetteria, con la compresenza di alcune imprese leader (soprattutto a Gozzano, dove peraltro emerge anche la presenza di una grande azienda di fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali, la Bemberg, di forte impatto non solo occupazionale) e di una fitta rete di unità locali di piccole e medie dimensioni (le unità locali nel settore meccanico crescono tra il 1981 e il 1991 del 36%).
Nel complesso la subarea è quella in cui più forte è il peso dell’industria sul totale degli addetti (quasi il 54%, con un 22% nel solo settore della meccanica), mentre inferiore alla media è il peso dei servizi alle persone e alle imprese. Nonostante una forte dinamicità delle sezioni terziarie, permane dunque una sostanziale sottospecializzazione nei servizi ad alto valore aggiunto, a conferma della presenza di un ricco tessuto imprenditoriale che non sempre è "accompagnato" da una rete adeguata di servizi.
I dati positivi per quanto riguarda la dinamicità economica della subarea non sono distribuiti uniformemente nel territorio. Mentre Borgomanero registra una lieve crescita complessiva degli addetti (+5%), esito della composizione tra una riduzione di occupati nell’industria (anche nella meccanica) e una crescita molto consistente dei servizi alle imprese, molto buone sono le performance di Gattico, Pogno (+37% e addirittura +56% nel settore meccanico) e, in misura minore, San Maurizio d’Opaglio. In quest’ultimo comune, tuttavia, cresce ancora del 22% la già consistente cifra degli addetti nel settore meccanico, che al 1991 sono oltre 1.200 in un paese di 2.800 abitanti. Diminuiscono invece gli addetti sia in alcuni comuni della zona dell’Alto Vergante, che presenta tuttavia caratteristiche territoriali molto diverse da quelle dei comuni della sponda occidentale del Lago d’Orta, sia a Gozzano, dove pure crescono i lavoratori della meccanica (cfr. Tab.9 nell’Appendice Statistica).
Subarea Ovest-Ticino
Rispetto alla subarea del Borgomanerese, l’Ovest-Ticino è stato segnato da processi di più accentuata difficoltà del tessuto manifatturiero (-13% degli addetti), in ragione da un lato della crisi del settore chimico (in parte compensata dalla fortissima crescita del settore estrattivo per lo sviluppo delle attività dei pozzi di estrazione di gas naturali lungo il Ticino), dall’altro lato dalla consistente contrazione (-22%) del settore del tessile e abbigliamento, nel quale l’area è fortemente specializzata anche per la presenza di un tessuto di piccole e medie imprese impegnate soprattutto nella produzione di costumi da bagno nell’abbigliamento intimo.
A fronte di questa contrazione dell’occupazione manifatturiera, nel periodo 1981-91 l’area è cresciuta complessivamente nel terziario (+26%) e in particolare nei settori dei servizi alle imprese e delle attività professionali, degli intermediari finanziari e dei trasporti, ma anche del commercio, dei pubblici esercizi e degli alberghi.
I comuni più dinamici dell’Ovest-Ticino dal punto di vista della crescita degli addetti sono Divignano (+22%), Merano Ticino (+27%) e Romentino (+21%). Buona è anche la performance di Cameri e di Oleggio, che presentano progressi intorno al 10% rafforzando notevolmente la quota di addetti nel terziario, mentre relativamente stabile è Trecate, che compensa la perdita di occupati industriali con un incremento significativo nei servizi. L’unico tra i comuni maggiori a perdere addetti è Galliate.
Elementi per una lettura dei processi in corso negli anni ‘90
Se i dati censuari consentono una lettura analitica e sufficientemente disaggregata di alcuni processi strutturali di medio-lungo periodo, essi non permettono di svolgere considerazioni sufficientemente aggiornate sulle dinamiche più recenti. Tuttavia, in ragione della loro differente natura e della non confrontabilità, i dati di fonte camerale disponibili per gli anni ’90 permettono di svolgere solo alcune considerazioni di carattere generale sui processi sviluppatisi nel corso dell’ultimo decennio, che verranno qui proposte facendo riferimento anche a informazioni di carattere qualitativo raccolte nell’interlocuzione con gli attori sociali.
Gli anni '90, come hanno registrato anche i più recenti rapporti IRES sulla situazione economica e sociale del Piemonte, sono stati per la provincia di Novara complessivamente positivi sotto il profilo della capacità di aggiustamento strutturale. L'evoluzione del tessuto imprenditoriale, stando ai dati Cerved, ha mostrato una buona tenuta del tessuto terziario e una riduzione del numero di imprese manifatturiere assai meno accentuata rispetto a quella dell'area metropolitana torinese. Inoltre, la forte nati-mortalità aziendale e la crescita del numero di imprese di piccole e piccolissime dimensioni evidenzia che nel corso del decennio si sono verificati processi di ridefinizione del profilo strutturale delle aziende nella direzione di un rafforzamento dell'area della piccola e media impresa, anche manifatturiera.
I dati camerali per il periodo 1995-97, che già tengono conto della divisione tra la provincia di Novara e il VCO, per quanto non confrontabili con i dati ISTAT, evidenziano luci e ombre. A fronte di una crescita complessiva delle unità locali, nel comparto manifatturiero il numero di unità locali cala del 2% e questa riduzione è particolarmente accentuata proprio nella subarea a più forte presenza industriale, quella di Borgomanero. Tra i settori terziari, si evidenzia inoltre una ulteriore riduzione di unità locali nel commercio, soprattutto nelle classi dimensionali delle microimprese. I settori che hanno evidenziano maggiore dinamicità sono quelli dei servizi alle imprese e delle attività professionali e quelli dei servizi alle persone.
Gli anni ’90 si caratterizzano inoltre per l’accentuazione dell’articolazione territoriale del sistema produttivo novarese. Utilizzando con cautela alcuni indicatori basati sul rapporto tra unità locali e abitanti a livello comunale al 1997, costruiti su dati camerali (cfr. Tav. 4-5 dell’Appendice Statistica), è possibile proporre alcune osservazioni sulle dinamiche più recenti.
La presenza di un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese viene ampiamente confermata per il Basso Cusio (il comune che presenta un valore dell’indicatore del numero di unità locali manifatturiere per abitante più elevato rispetto alla media provinciale è proprio San Maurizio d’Opaglio), mentre il dato eclatante di San Pietro Mosezzo deve essere letto in ragione della taglia demografica ridotta del comune in presenza di un’area industriale in cui sono localizzate piccole e medie imprese appartenenti al contesto produttivo del capoluogo (cfr. Tav. 4). La subarea della Pianura e l’Alto Vergante presentano i valori più bassi dell’indice, analogamente al comune di Novara, anche in ragione della presenza di imprese industriali di maggiori dimensioni.
Sotto il profilo della presenza territoriale del tessuto dei servizi è stato preso in considerazione l’indicatore del numero di unità locali terziarie sul totale delle unità locali (Tav. 5). La tavola conferma pienamente la caratterizzazione, già evidente dai dati censuari al 1991, di Novara, Borgomanero e Arona come poli di offerta terziaria diversificata, e insieme evidenzia la presenza di aree che per diverse ragioni (la Val Sesia in relazione alla limitata industrializzazione, l’Ovest Ticino in relazione alla dinamicità dei processi di terziarizzazione) presentano valori dell’indicatore molto significativi.
Le dinamiche congiunturali
Sotto il profilo congiunturale, le dinamiche recenti dell’economia novarese sembrano caratterizzate da un netto rallentamento. Le indagini congiunturali condotte dalla Camera di Commercio sul settore manifatturiero nella provincia di Novara evidenziano, per i primi tre trimestri del 1998, una battuta d’arresto nella ripresa delle attività produttive che aveva caratterizzato il 1997. Si tratta di un rallentamento che riguarda la produzione, il fatturato, il numero di addetti, e il grado di utilizzo della capacità produttiva. La crisi è particolarmente forte nei settori più esposti alle dinamiche congiunturali (in particolare: tessile-abbigliamento) e si accompagna a una generale sfiducia delle aspettative da parte degli imprenditori.
Utili indicazioni per mettere a fuoco le dinamiche congiunturali dell’economia locale vengono anche dai dati sul mercato del lavoro. Nel corso del 1997 si sono riscontrate dinamiche occupazionali significativamente diverse nelle singole province piemontesi (dati Istat-IRES). Il migliore andamento occupazionale si è registrato proprio nella provincia di Novara, con una crescita di 6.000 occupati, prevalentemente concentrati nelle attività terziarie. Questo dato si è tuttavia decisamente ridimensionato nel corso del 1998.
Sotto il profilo del livello e delle caratteristiche della disoccupazione, la provincia di Novara presenta un tasso di disoccupazione di poco inferiore al 5%, con la presenza di aree di sostanziale piena occupazione (Cusio e medio Novarese) e una forte concentrazione degli attivi in cerca di occupazione nell’area urbana novarese.
Tra gennaio e settembre del 1998, la consistenza degli iscritti alle liste di collocamento è ulteriormente cresciuta, raggiungendo le 20.670 unità. Le caratteristiche di questa crescita della disoccupazione (imputabile esclusivamente alla componente femminile) evidenziano, insieme alla riduzione delle procedure di avviamento, un carattere strutturale (e non sempre necessariamente collegato a ragioni strettamente economiche) delle difficoltà registrate sul mercato del lavoro, sia nel comparto manifatturiero, sia nei servizi.
Dal punto di vista della demografia d’impresa, gli ultimi dati disponibili di fonte ISET-SAST al 31.12 1997 evidenziano una leggera crescita del numero delle imprese e delle unità locali, concentrato soprattutto in alcuni rami di servizi.
Problemi e prospettive: una interpretazione per subaree
Il quadro delle tendenze strutturali e delle dinamiche congiunturali, ricostruito attraverso il ricorso a una pluralità di fonti statistiche non sempre confrontabili e non ugualmente affidabili, può essere utilmente integrato con alcune osservazioni di carattere prevalentemente qualitativo sulle dinamiche relative ai processi economici che hanno caratterizzato negli anni più recenti le singole subaree.
Subarea Novara
Il comune di Novara ha radicalizzato nel corso degli anni ’80 il proprio profilo di polo terziario, sia in ragione della crisi dei presidi tradizionali della grande impresa (ridimensionamento e parziale dismissione della presenza del polo chimico, ristrutturazione e ricollocazione degli headquarters del polo alimentare), sia in relazione alla ridefinizione delle relazioni tra produzione di beni ed erogazione di servizi.
Gli stessi processi di terziarizzazione che hanno investito il comune capoluogo devono dunque essere interpretati nell’ottica della ridefinizione "fine" delle morfologie produttive e della presenza produttiva in città. Nel corso degli anni ’90 si rafforzano i processi di outsourcing, soprattutto in settori come quello dell’editoria, insieme a forme di riarticolazione spiccatamente reticolare dei rapporti tra imprese e all’affermarsi di nuove forme contrattuali caratterizzanti il "lavoro autonomo di seconda generazione".
Il profilo di Novara come "polo dei servizi pubblici di eccellenza" si è andato accentuando nel corso di questo decennio, sia in ragione della qualificazione dell’offerta nel settore dei servizi alla persona (si pensi al polo ospedaliero), sia in forza dell’insediamento dell’Università del Piemonte occidentale.
Tuttavia, la straordinaria occasione offerta dalla presenza dell’università si colloca in un contesto di indebolimento e di vera e propria crisi dei punti di eccellenza nel settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica. L’Istituto Donegani è stato ampiamente ridimensionato, dimezzando gli addetti nel giro di un decennio; l’Istituto Metalli Leggeri (oggi Alcoa), che pure ha generato per fenomeni di spin-off iniziative imprenditoriali di grande interesse nei settori delle ricerche sui materiali, è oggi in fase di depauperamento.
Una risorsa importante per la città continua ad essere la presenza di imprese multinazionali innovative collocate in settori tecnologicamente avanzati, che tuttavia appaiono oggi poco integrate al tessuto preesistente della ricerca e al nuovo polo universitario.
Un settore di straordinario rilievo strategico è quello della logistica e della gestione delle merci. La realizzazione e il previsto raddoppio del Centro Intermodale Merci rappresentano una opportunità sia dal punto di vista della localizzazione di nuove attività di trattamento, stoccaggio e manipolazione delle merci, sia sotto il profilo della riqualificazione territoriale del quadrante nord-ovest della città, interessato anche dai grandi interventi di carattere infrastrutturale relativi ai collegamenti con Malpensa 2000 e alla ridefinizione dell’assetto delle aree ferroviarie.
La presenza del settore creditizio si è ulteriormente rafforzata. Dei 7.000 addetti totali della Banca Popolare di Novara 1.200 operano nelle sedi centrali e nelle filiali e agenzie del comune capoluogo. Inoltre, si è rafforzata la presenza di altri istituti creditizi e intermediari finanziari. Tuttavia, i processi di ristrutturazione in corso nel sistema bancario italiano non consentono di fare previsioni sulle forme di riorganizzazione della presenza del settore nel contesto novarese.
Nel complesso, i processi gli anni ’90 pongono dunque il problema dell’individuazione di nuove "missioni strategiche" per il comune capoluogo, che sappiano valorizzare il tessuto di eccellenza esistente e porlo in sinergia con le nuove iniziative in corso di progettazione. Le strategie economico-produttive più interessanti si collocano dunque all’intersezione tra la qualificazione dell’offerta di servizi (formazione superiore e università, servizi avanzati al sistema provinciale e anche regionale delle imprese, logistica delle merci, rilancio di un sistema integrato della ricerca, capace di radicarsi a livello territoriale) e la valorizzazione di un presidio industriale di qualità e tecnologicamente avanzato. Anche nella città di Novara i processi di contrazione del tessuto manifatturiero non impediscono infatti di immaginare una adeguata qualificazione della presenza industriale, soprattutto di nuove imprese collocate in segmenti produttivi technology intensive, anche in relazione allo sviluppo delle attività dell’alta formazione e della ricerca e di interscambio e gestione delle merci.
Subarea Pianura
L’area della pianura risicola è stata caratterizzata nel corso degli anni ’90 dall’accentuazione dei processi di ristrutturazione e industrializzazione del settore agricolo della coltivazione dei cereali e soprattutto del riso, che ha rafforzato organizzativamente e dimensionalmente le aziende superstiti.
Questi processi, tuttavia, non sono stati in grado di delineare i tratti di una filiera agroindustriale integrata, nella quale potessero essere definite anche ipotesi di graduale ridefinizione delle relazioni tra attività primaria, trasformazione industriale e commercializzazione.
E’ inoltre mancata, come è dimostrato dalla drammatica radicalizzazione della crisi del settore risicolo a fronte di decisioni assunte dall’Unione Europea, una capacità di indicare sentieri di sviluppo produttivo alternativi benché direttamente connessi alla filiera produttiva agricola. Fino ad ora è stata infatti molto timida, quando non assente, la capacità di sviluppare iniziative nel settore dell’agriturismo e della valorizzazione del patrimonio storico della tradizione agricola novarese, oggi in parte perduto e compromesso, ma ancora ricco e potenzialmente utilizzabile come risorsa economica e ambientale di qualità.
Subarea Arona – Lago Maggiore
La zona dei comuni della provincia di Novara affacciati sulla sponda occidentale Lago Maggiore ha evidenziato nel corso degli anni ’90 una accentuazione dei processi di terziarizzazione, soprattutto commerciale e turistica, che hanno interessato soprattutto Arona, ma anche Castelletto Ticino e Dormelletto.
Il processo di rafforzamento e qualificazione dell’offerta turistica, che rappresenta una delle sfide principali per la subarea, incontra oggi un limite dovuto all'estrema frammentazione del settore (presenza consistente di imprese di piccole dimensioni, sovente a gestione familiare).
Il superamento di tali punti di debolezza richiede non solo interventi sul terreno organizzativo, volti a inserire le imprese locali nell'ambito di circuiti di tour operator internazionali, ma anche azioni in campo ambientale finalizzate alla valorizzazione delle risorse territoriali locali.
In questo senso alcuni comuni (soprattutto quelli direttamente affacciati sul lago) pur evidenziando una certa capacità di adeguamento della struttura ricettiva locale, non sono ancora stati in grado di attivare adeguate politiche di marketing turistico. Per quanto riguarda invece i comuni interni, riconducibili al contesto territoriale dell’Alto Vergante, è mancata una politica di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, anche nella prospettiva dello sviluppo del "turismo verde". Sono inoltre ancora poco sfruttate le potenzialità di quest’area per il turismo d’affari e per le attività di carattere convegnistico.
Subarea Val Sesia
La Val Sesia ha mostrato, anche nel corso degli anni ’90, segnali di stagnazione, sia sotto il profilo degli addetti totali, sia dal punto di vista della nati-mortalità d’impresa. Il tessuto tradizionale di imprese del settore tessile-laniero è stato ulteriormente ridimensionato da processi di natura strutturale, che hanno investito questa filiera produttiva in tutta la fascia pedemontana del nord-ovest italiano.
A fronte di questa contrazione del settore in cui l’area era specializzata non sono emerse nuove opportunità di sviluppo nell’ambito manifatturiero.
L’impoverimento del tessuto industriale, che ha riguardato l’intero bacino di Borgosesia a cavallo tra Novarese, Vercellese e Biellese, si è accompagnato a una scarsa propulsività dei settori terziari più dinamici, dai servizi alle imprese alla distribuzione moderna.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, l’area ha manifestato qualche sintomo di ripresa e dinamicità in ragione di un rilancio di produzioni agricole di qualità, soprattutto nel settore vitivinicolo. Questa ripresa dell’attività agricola in zona collinare consente di ipotizzare strategie territoriali centrate sulla valorizzazione delle risorse ambientali e sulle sinergie tra politiche ambientali, turistiche e di sostegno all’agricoltura di qualità.
Subarea Borgomanero
L’area di Borgomanero, soprattutto per quanto riguarda il distretto meccanico del Basso Cusio (Gozzano, Pogno, S.Maurizio d'Opalio, ecc.), ha attraversato negli anni ’90 una congiuntura fortemente dipendente dalle dinamiche dei cicli economici. Dopo la crisi che ha investito l’economia italiana nel 1992-93, anche la produzione del distretto della rubinetteria ha goduto dei vantaggi della svalutazione competitiva degli anni 1994-95. Questo contesto macroeconomico ha consentito una crescita significativa della quota del fatturato in esportazioni, ma ha costituito al tempo stesso un disincentivo allo sviluppo di strategie innovative da parte di piccole e medie imprese che spesso costruiscono il proprio vantaggio competitivo su variabili di costo.
Il tema della qualità non solo dei prodotti ma anche dei processi e delle strutture organizzative, insieme a quello della cooperazione tra imprese e tra queste ultime e le istituzioni, rappresenta oggi la principale sfida per migliorare il posizionamento del distretto del Basso Cusio. Altra questione strategica per lo sviluppo dell'area è rappresentata dalla carenza di una adeguata offerta locale di servizi alle imprese, soprattutto dal punto di vista tecnologico, che si accompagna a una morfologia della presenza territoriale della produzione poco organizzata e complessivamente male infrastrutturata, soprattutto dal punto di vista della "infrastrutturazione soft" (servizi collettivi e reti tecnologiche disponibili per più piccole e medie imprese, servizi informativi e "strategici").
In questa prospettiva va collocata anche la domanda di aree produttive ben infrastrutturate e adeguate ad accompagnare il processo di upgrading qualitativo, organizzativo e di crescita del tessuto della meccanica di produzione del Basso Cusio.
A fronte di una domanda orientata soprattutto ad aree attrezzate per piccole e medie imprese che intendono qualificare, anche sotto il profilo tecnologico e organizzativo, la propria struttura produttiva, non sembra che l' offerta possa ancora definirsi adeguata, sia dal punto di vista del marketing territoriale, sia sotto il profilo dell’infrastrutturazione fisica, tecnologica e anche "istituzionale" dello sviluppo.
In questo senso, un tema decisivo diventa quello dell’offerta pubblica di servizi alle imprese, sia dal punto di vista della semplificazione burocratica e della promozione territoriale, sia dal punto di vista della diffusione territoriale di servizi tecnologici e organizzativi. Entro questo quadro va pensata una adeguata organizzazione territoriale degli Sportelli Unici d’Impresa, previsti dal Dlgs. 112/1998 (cd. Bassanini quater), che potrebbero essere sia uno strumento di semplificazione procedurale, anche dal punto di vista urbanistico, sia una occasione di costruzione di strategie territoriali per le imprese. Proprio per rafforzare il percorso di costruzione degli Sportelli unici, soprattutto in contesti di carattere distrettuale, la Provincia potrebbe facilitare la costruzione di queste strutture attraverso forme consortili tra più comuni.
Subarea Ovest-Ticino
Nel corso degli ultimi anni la subarea dell’Ovest-Ticino è stata per molti aspetti la più dinamica dell’intera provincia. Nel comparto manifatturiero si assiste a un tentativo di riorganizzazione e riqualificazione del distretto dell’abbigliamento (anche attraverso la promozione di iniziative istituzionali legate al riconoscimento di due distretti, poi accorpati, dalla legislazione regionale piemontese), che pure è stato investito da processi di crisi e ristrutturazione consistenti. Inoltre, a fronte di una riduzione della presenza della chimica, si è consolidata una filiera legata alle attività estrattive di combustibili (pozzi e raffinerie).
Dal punto di vista delle attese, l’area è quella più fortemente influenzata dalle trasformazioni che saranno direttamente o indirettamente collegate allo sviluppo dello scalo di Malpensa 2000. L’indotto economico del nuovo aeroporto è solo in parte quantificabile, ma è ragionevole ipotizzare sul medio periodo una crescita della domanda di suoli per attività di gestione e trasformazione dei beni, legate all’esercizio di Malpensa come scalo merci. Da questo punto di vista, l’adeguamento dell’offerta di aree produttive nell’Ovest Ticino, che negli ultimi anni è stato realizzato dai comuni al di fuori di una logica di programmazione, dovrebbe essere disegnato a partire non solo da una strategia di qualificazione del tessuto imprenditoriale esistente, ma nel contesto di strategie sovracomunali di controllo e governo territoriale.
I processi di terziarizzazione della subarea, che già avevano caratterizzato alcuni tra i comuni maggiori nel corso degli anni ’80, si sono accentuati nell’ultimo decennio, soprattutto nel comparto commerciale e della distribuzione. Questi processi permettono di indicare il manifestarsi, anche dal punto di vista economico-produttivo, di un "effetto città", che può portare a una progressiva collocazione di quest'area nell’ambito di influenza della regione urbana milanese. Per molti aspetti l’Ovest Ticino presenta già consistenti caratteristiche di una morfologia urbana a bassa densità (allineamento a breve distanza di centri di medie dimensioni collocati lungo l’asta rappresentata dal fiume; carattere diffuso del tessuto produttivo e residenziale, significativa presenza di servizi a scala almeno provinciale) e una lettura dei processi produttivi che hanno investito l’area (soprattutto il sistema che collega lungo la S.P. 4 Cameri, Trecate, Romentino, Galliate e Cerano e che si trova collocato sugli assi infrastrutturali di collegamento tra Novara e Milano) deve coniugarsi a una interpretazione dei processi di trasformazione che hanno riguardato la città di Novara e l’area metropolitana milanese.
Tuttavia, non può essere sottovalutato come le aree dell’Ovest-Ticino si caratterizzino sia per la presenza di un ricco patrimonio ambientale e naturalistico, sia per una disponibilità di suoli oggi adibiti alla produzione agricola molto superiore a quella rilevabile nella regione urbana milanese. La valorizzazione dell’agricoltura e delle risorse ambientali rappresenta probabilmente la grande opportunità per il disegno di un profilo di crescita equilibrata di un’area che nei prossimi anni sarà esposta a forti pressioni insediative.