Gli strumenti urbanistici
Le previsioni insediative contenute negli strumenti di pianificazione locale riproducono in buona parte lo stato di fatto dello sviluppo insediativo che, in buona misura, ne ha preceduto la formazione, resa obbligatoria dalla legislazione regionale a partire dalla fine degli anni settanta.
Nella formazione del quadro analitico conoscitivo è stata compiuta la mosaicatura degli strumenti urbanistici di tutti i Comuni della Provincia di Novara.
La lunga operazione di reperimento e di "omogeneizzazione" delle indicazioni della strumentazione urbanistica locale ha permesso di constatare come la parte largamente preponderante di "consumo" del suolo sia da ascrivere a quanto avvenuto precedentemente alla formazione degli strumenti urbanistici che, per la maggior parte dei casi, contengono previsioni più riferibili alla categoria del completamento che non dell’espansione insediativa.
Spesso le previsioni dei P.R.G. tuttavia non contraddicono e non modificano gli aspetti salienti dei fenomeni più accentuati di forme di sviluppo insediativo precedenti: prosegue la crescita lineare lungo le strade, si confermano insediamenti residenziali sparsi, le scelte di localizzazione di aree di nuovo insediamento prescindono da complete valutazioni di analisi funzionale e dei requisiti ambientali.
Alcune più recenti scelte di pianificazione locale introducono viceversa"nuovi" indirizzi: si consolidano gli insediamenti produttivi e terziari in prossimità dei caselli autostradali, si avanzano le prime proposte di riuso di aree e contenitori dismessi con ricorso a programmi complessi, si individuano aree o sistemi di valore ambientale su cui esercitare prioritariamente iniziative di salvaguardia.
Risultano tuttora carenti gli approcci alla pianificazione locale coordinati da una visione sovracomunale, mentre la natura dei fenomeni insediativi, indipendenti spesso da limitazioni di carattere amministrativo, richiederebbe una visione della pianificazione coerente con la dimensione e l’estensione dei fenomeni stessi.
Ciò dipende certamente dalla assenza di un quadro di riferimento che potrà essere rappresentato dal P.T.P., che, come indicato dalla stessa legislazione e dagli orientamenti della disciplina, dovrebbe esercitare essenzialmente una funzione di coordinamento.
La visione "locale" dei problemi mette in luce alcuni limiti: si riscontra una diffusione di microaree da destinare ad insediamenti produttivi non sempre giustificate dalla presenza di attività preesistenti o da concrete opportunità insediative, si introducono previsioni insediative simili e "concorrenziali" in territori limitrofi, si valutano trend e fabbisogni nel limite di confini amministrativi, si replicano previsioni di attrezzature e servizi, superiori alle effettive esigenze dell’utenza.
Sembra tuttora diffuso un atteggiamento più incline a inseguire aspettative che a costruire opportunità insediative ed un’identificazione del modello di sviluppo con la crescita quantitativa secondo parametri caratteristici di un passato "spontaneismo" piuttosto che con le effettive esigenze di sviluppo del sistema economico e sociale.
Appare con evidenza la necessità di una pianificazione generale non tanto sovraordinata quanto coordinata a livelli "a geometria variabile" coerenti con la dimensione territoriale effettiva dei fenomeni. Ciò impone una visione della pianificazione non come elemento pregiudiziale, ma come strumento di coordinamento ed equilibrio tra uso e tutela del territorio.
In questo ambito si fa strada la caratterizzazione disciplinare della "concertazione" e dei programmi complessi in uno scenario generale degli obiettivi della pianificazione. In questo senso si colloca sia la scelta di individuare nel P.T.P. ambiti omogenei per la pianificazione, sia l’intendimento di definire il piano come "piano per progetti".